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Autore Tutta la Vita Davanti di Paolo Virzì
Janet13
ex "vinegar"


Reg.: 23 Ott 2005
Messaggi: 15804
Da: Cagliari (CA)
Inviato: 28-03-2008 16:17  
La realtà alienante e di precariato è raccontata in maniera splendida da Virzì...
Il giorno della laurea di Marta segna un importantissimo cambiamento nella sua vita. Oltre che il conseguimento del "prestigioso" titolo con il massimo del voto e la notizia della borsa di studio americana per il ragazzo, si scontrerà con la realtà della disoccupazione. Dopo svariati tentativi approderà in un call center come lavoratrice part time (accumulerà un po' di soldi facendo da baby sitter alla dolcissima figlia di una collega) conoscendo un mondo molto diverso da quello che sperava. Canzonette, competitività, conversazioni vuote e incentrate sui personaggi del grande fratello diventano il suo nuovo pane quotidiano.

Il film è impostato come una favola con tanto di voce narrante, Laura Morante, e momenti dell'immaginazione della protagonista (entrambe le cose possono ricordare un tantino Il Favoloso Mondo di Amelie o forse sono io che lo vedo ovunque), in realtà traspare una profonda amarezza, dettata dalla consapevolezza della condizione precaria e sfavorevole dei GGiovani d'oggi...
Affronta temi purtroppo molto concreti: anzitutto l'impossibilità di trovare un lavoro qualificato, la demoralizzazione nel vedere che contano di più le raccomandazioni e la capacità di scendere a compromessi rispetto alla laurea, e sentire sulla propria pelle che il titolo non è più una garanzia.
Poi l'entrata nel call center... certo, non un posto qualificato ma almeno una fonte di guadagno, provvisoria, in attesa di un posto migliore che comunque non arriva.
L'uso dei primi piani su Marta (Isabella Ragonese è davvero brava, recita in maniera naturalissima) è ottimo e rimarca ogni fase del film e del cambio di stato d'animo. Inizialmente è intenerita e anche un po' divertita per l'aria che si respira: atmosfera di complicità tra la responsabile (che manda un sms di buongiorno a tutte) e le operatrici, conversazioni delle colleghe incentrate sui personaggi del grande fratello e sull'ammirazione verso i capi, canzoncina che ogni mattina viene cantata per iniziare con grinta la giornata e soprattutto il grande entusiasmo e la voglia di essere tutti una "grande famiglia", tipico dei lavaggi di testa delle aziende di vendita americane.
Successivamente questo sguardo diventa preoccupato, Marta inizia a rendersi conto di ciò che succede in realtà: licenziamenti ingiustificati, ignoranza più totale dei propri diritti all'interno dell'ambito lavorativo (purtroppo c'è realmente chi pensa che non sia possibile andare in bagno più volte durante la giornata), enorme solitudine e mobbing ma forse, ed è probabilmente la cosa più dolorosa per lei, è il rendersi conto di essere parte di quel meccanismo, del fatto di non avere più uno sguardo esterno ma di aver preso alcune delle caratteristiche che l'avevano inizialmente intenerita. Altra delusione è quella rappresentata dai sindacati, Valerio Mastandrea, che inizialmente rappresentano l'idealismo anche un po' ingenuo e poi si scoprono essere semplici amanti della popolarità e del consenso pubblico.

Nonostante si sviluppi in maniera un po' romanzata è comunque un perfetto ritratto di cio' che è l'ambiente del call center, con tanto di terminologia e post-it sulle parole da non usare ("evitare le domande alle quali si possa rispondere no", ho riso amaramente molto). Per chi è interno a queste vicende il film può essere angosciante, si ride con tanta tristezza e un po' di vergogna...

Gli attori scelti sembrano dipinti per questi ruoli, Sabrina Ferilli è eccezionale nell'interpretare l'energica, egocentrica e illusa motivatrice, Valerio Mastandrea è perfetto nella parte del sindacalista un po' sfigato, Massimo Ghini sembra costruito su un mio responsabile e infine il mio ELIO Germano. Beh... scontata la mia opinione... da' dimostrazione di tutta la sua versatilità interpretando un venditore assuefatto dalla brama di primeggiare ma che nasconde (neanche tanto) forti insicurezze.
Dolce e malinconica l'idea di far sentire Marta sempre fuori sincro, di non riuscire a ballare insieme agli altri e la ricerca della sua musica.

_________________
comunque come disse il pesce "dille che l'amo" e dopo aver sentito ciò la pescia venne pescata. e il pesce pianse. ma nessuno se ne accorse perché era sott'acqua.

[ Questo messaggio è stato modificato da: Janet13 il 29-03-2008 alle 11:49 ]

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dan880

Reg.: 02 Ott 2006
Messaggi: 2948
Da: napoli (NA)
Inviato: 28-03-2008 16:28  
io aggiungerei che questo ottimo film ha anche uno scopo molto importante, dal punto di vista sociale oltre che cinematografico: far capire ai venti e trentenni che cosa comporta tutta questa modernità lavorativa e competitività di mercato che i riformisti vogliono inculcare nelle menti di tutti, facendole passare come cose necessarie per il presente e il futuro.

qual'è il prezzo che persino i laureati devono pagare in una realtà che tutti vogliono portare sullo stile americano.

io penso che proprio un film come questo può far capire meglio di tanti altri contesti a cosa ci avviamo e quanto sono ingiusti gli effetti collaterali di questi sistemi: sfruttamento e precariato e impossibilità di costruirsi un futuro.

questo è il significato sociale che mi auguro raggiunga la comprensione di tanti, soprattutto di tanti ignari e di quelli che non hanno ancora capito la portata della situazione in atto.

dal punto di vista cinematografico invece virzì riprende al meglio lo stile della commedia all'italiana.

e anche se non è un risi, un monicelli o un scola è riuscito a fare un film che critica in maniera velenosa e tragicomica una scomoda realtà sociale di questo millennio.

chi dovesse accusare virzì di essere un autore politicizzato vuol dire che ha paura di accorgersi che la realtà è proprio quella descritta nel film e preferisce far finta di non volersene rendere conto.

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gatsby

Reg.: 21 Nov 2002
Messaggi: 15032
Da: Roma (RM)
Inviato: 28-03-2008 16:53  
film molto bello.
Per filmup ho scritto questo:

Sempre attento a registrare e riportare i cambiamenti della vita sociale del Paese, Paolo Virzì è forse l’unico nostro regista capace di rielaborare, a suo modo e con intelligenza, la troppe volte evocata a sproposito commedia all’italiana. Ciò che emerge dai suoi film è sempre una riflessione su ciò che siamo diventati o che stiamo diventando, è il mondo che viviamo o che ci circonda da molto vicino.
Anche la peggiore delle situazioni, come quella qui raccontata di una ragazza intelligente e laureata costretta, come tante altre, a lavorare in un call center perché quella è l’unica occupazione che le si offre, viene stemperata con quel tono ironico (e qui anche grottesco) che riesce nell’impresa di intrattenere (le circa due ore filano via alla grande) e allo stesso tempo a gettare una forte malinconia (perché fondata sulla realtà e non su un espediente narrativo).
Non è un caso se in un momento del film si riveda un frammento di quel “C’eravamo tanto amati” che ricostruiva il ritratto di una generazione, quella che dopo la guerra pensava che tutto sarebbe stato possibile. “Volevamo cambiare il mondo, ma il mondo ha cambiato noi” diceva l’ex professore Nicola Palumbo. La generazione di oggi forse un ideale neanche lo ha mai avuto, il sistema e il pensiero attuale hanno fatto sì che in pochi pensino che la solidarietà e l’unione siano in grado di fare la forza. Non solo le colleghe di Marta, la protagonista, non ascoltano e non si rivolgono al sindacalista interpretato da Mastrandrea, ma quest’ultimo stesso rappresenta un personaggio contraddittorio e non così efficace, attento forse anche lui più alla notizia che al radicamento del problema.
L’occhio senza pregiudizi di Marta diventa così l’espediente per scandagliare un universo di tipi umani sempre più reali. Non c’è condanna in Virzì neanche per chi non sta all’ultimo gradino della scala gerarchica: i capi sono personaggi altrettanto tragici e miseri nella loro vita da reality.
L’ossessione per essere dei numeri uno, la prostituzione del corpo (come accade al personaggio di Sonia) e quella del cervello (Marta, che non a caso è la migliore del suo turno), la meschinità con cui aziende che cercano di vendere per telefono cercano di farsi ricevere a casa puntando sulla bontà di cuore di persone per lo più anziane preoccupate del mondo che stanno lasciando: “se riceverà un nostro incaricato aiuterà noi giovani che lavoriamo qui al call center e che veniamo pagati ad appuntamento”.
Sono tanti gli spunti veri (per chi non lo sapesse, in quei luoghi davvero c’è la musica prima di iniziare la giornata, così come sono realistici tanti altri momenti) e quando Virzì e il suo fidato co-sceneggiatore Francesco Bruni decidono di andare un pò oltre e cavalcare quell’aspetto grottesco sopra citato, lo fanno con mestiere e buon gusto, senza risultare ridicoli. Dietro quella che potrebbe sembrare ogni tanto una forzatura (l’omicidio in ufficio o la videochiamata sulle tette), c’è sempre un elemento di riflessione da far passare o un ballo da insegnare perché si cominci a capire quale sia il ritmo di questa vita che il titolo del film dice essere davanti, mentre il film stesso puntualizza essere sì davanti, ma chiusa.
Perfetto tutto il cast, capitanato dalla quasi esordiente Isabella Ragonese. La sua bellezza non appariscente, il suo sguardo non giudicante, ma comunque deciso e attento, buca lo schermo. Massimo Ghini e Sabrina Ferilli ritrovano assieme Virzì dopo Ferie d’Agosto, e danno il loro contributo in ruoli non principali, ma comunque importanti. Intenso Elio Germano, sempre bravo Mastrandrea, bella e ben inserita nella parte della ragazza superficiale, ma dall’animo tragico, Micaela Ramazzotti. Virzì sceglie bene le sue facce per quello che forse è il suo miglior film.

La frase: "Quoque tu Brutus filius mius"

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Qualunque destino, per lungo e complicato che sia, consta in realtà di un solo momento : quello in cui l'uomo sa per sempre chi è

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Janet13
ex "vinegar"


Reg.: 23 Ott 2005
Messaggi: 15804
Da: Cagliari (CA)
Inviato: 28-03-2008 17:02  
quote:
In data 2008-03-28 16:53, gatsby scrive:
La frase: "Quoque tu Brutus filius mius"






"Non hai studiato il latino? Peccato, neanche io!"
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"Mi scusi ma... non m'ha già visto in qualche posto?"
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badlands

Reg.: 01 Mag 2002
Messaggi: 14498
Da: urbania (PS)
Inviato: 28-03-2008 18:16  
lo attendo con estrema ansia,come ogni film di questo assai sottovalutato autore.adoro virzì alla follia,forse l'unico oggi a saper guardare l'italia come facevano i grandi maestri negli anni 60.
ciao!

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Janet13
ex "vinegar"


Reg.: 23 Ott 2005
Messaggi: 15804
Da: Cagliari (CA)
Inviato: 28-03-2008 20:29  
quote:
In data 2008-03-28 18:16, badlands scrive:
lo attendo con estrema ansia,come ogni film di questo assai sottovalutato autore.adoro virzì alla follia,
ciao!



Quoto!

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oronzocana

Reg.: 30 Mag 2004
Messaggi: 6056
Da: camerino (MC)
Inviato: 29-03-2008 10:49  
ah, è bello?
pensavo fosse una merda. andrò allora.
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Partecipare ad un'asta, se si ha il Parkinson, può essere una questione molto costosa.
Michael J. Fox
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kubrickfan

Reg.: 19 Dic 2005
Messaggi: 917
Da: gessate (MI)
Inviato: 29-03-2008 19:28  
buono, ma non mi ha convinto del tutto.

Trama: Un giorno Marta, alla disperata ricerca di un lavoro dopo che il fidanzato si è recato in America, incontra una bambina che chiede di farle da baby sitter. Lei accetta e viene a sapere dalla madre che in un call-center stanno cercando personale. Quando entra in questa realtà lavorativa scopre un mondo di mobbing e di privazione della dignità, misto ad assurdi obblighi di comportamenti che dovrebbero esaltare il morale dei dipendenti . L'incontro con un sindacalista esperto in precariato sembrerebbe portare un po' di serenita, ma ...



Commento: Paolo Virzì è uno dei classici registi che ha sempre voluto rimanere in un ottica di racconto molto particolare e personale, estroverso e spumeggiante, senza mai lavorare con trame accomodanti oppure sicure per la ricezione platonica del pubblico, sia dai tempi dell'esordio con Ovosodo sia proseguendo la carriera con i film successivi, come My name is Tanino oppure Caterina va in città).
Questo tutta la vita davanti narra la vicenda di Marta (Isabella Ragonese, ha esordito con Crialese in Nuovo Mondo), una ragazza che pur di lavorare accetta di entrare a far parte dello staff di una ditta che cerca di vendere un prodotto dalle dubbie qualità, con il ruolo di telefonista al call center per fissare gli appuntamenti dei venditori con casalinghe costrette ad accettare dopo telefonate raggiranti e ingannevoli.
Il luogo di lavoro è dominato dalla team leader Daniela (una Sabrina Ferilli in forma fisica a dir poco splendida), cinica e spudorata, che costringe le ragazze a delle umiliazioni morali inaccettabili oltre che a comportamenti del tutto assurdi (come il ballo iniziale della giornata per dare loro coraggio e fargli credere di compiere un lavoro strabiliante).
Con il tempo Marta vede le sue certezze svanire, i suoi compagni di università che non si sono laureati e hanno abbandonato gli studi (a differenza di lei che ha preso 110 e lode) avere dei lavori migliori del suo e ben remunerati. Senza cadere in disperazione cerca aiuto e appoggio in Giaggio Conforti (Valerio Mastandrea), sindacalista che si offre di aiutarla per rendere la situazione lavorativa meno opprimente. Ma nel mondo del lavoro pieno di invidia e di disperazione, queste cose non sono assolutamente facili.
Cavalcando l'onda emotiva sociale delle difficoltà di chi ha un lavoro precario, condannando implicitamente il passato governo Berlusconi fautore e creatore del precariato (comunque il lavoro migliore al cinema in questo tema, negli ultimi tempi, rimane il Vangelo secondo precario) Virzì realizza una sorta di pellicola onirica con qualche sogno (le coreografie dei balli immaginati da Marta al mattino) e realtà, dove tutti i comportamenti vengono espansi al culmine, ingrossati ed esponenziati per porli in evidenza. Alcuni personaggi che ruotano attorno alla trama vivono vite estreme votate alla realizzazione del necessario numero delle vendite, come Lucio2 (interpretato da uno schizoide Elio Germano, sempre più convincente), oppure si lasciano cogliere dalla disperazione come la poco responsabile Olga (Micaela Ramazzotti, dal bel corpo che non esita minimamente a mostrare), che nonostante abbia una figlia ha delle priorità e delle convinzioni di coerenza del tutto vanesie.
Abbiamo anche i grandi manager come Claudio (Massimo Ghini) che fa fare danze tribali ai suoi venditori senza preoccuparsi minimamente delle dignità morali perse in altri comportamenti.
Per poter essere godibile dal pubblico ovviamente Virzì ha premuto sull'accelleratore in tutti i momenti che poteva, andando in logiche di ragionamento davvero azzardate (come l'accostamento del programma trash televisivo il Grande fratello, continuamente citato ed adorato dalla protagonista, con i grandi filosofi del passato) e giocando sulla emozione della dolcezza della bimba tenuta come baby sitter e della voce delle povere ingenue donne anziane raggirate via telefono, Il tutto cadenzato dalla voce narrante di Laura Morante, mentre prende man mano corpo la fine delle illusioni e si forma il quadro scenico della giungla urbana della sopravvivenza.
Decisamente il sopra le righe qualche volta diventa anche troppo, si perde l'aderenza e la credibilità con la realtà per vivere veramente la tragedia del precariato (alcuni pianti e alcune reazioni sono fuori logica di misura, anche perchè maturate in un ottica che in fondo perdere quello non è propriamente da suicidio), così facendo si annacqua la denuncia ma si rende il tono piacevole e scorrevole (godibilissimi i siparietti con le cariatidi), di facile cognizione ed assorbimento, potendo unire divertimento nel presentare una storia dai contorni fondamentalmente pesanti e problematici della vita intera.
Dal punto di vista di Marta (bella e brava la Ragonese) tutti diventano dei nemici e delle persone da cui è bene diffidare, si perdono le fiducie, in quanto nessuno è più affidabile, la filosofia di pensiero degli antichi di cui lei è maestra conoscitrice diventa una consapevolezza per affinare il coltello della lotta, calpestando per non essere calpestate, arriviste al punto di dare il proprio corpo (ormai commercializzabile anch'esso) per piccole vendette private oppure per soldi nonostante ci sia una bambina che non vede l'ora di stare con te.
Non ci vengono certo raccontate cose nuove, tutto è già ampiamente stato sviluppato da altri lavori e gli scheletri che si tengono nell'armadio non certo affascinanti nel momento che vengono in pubblico (come quelli patetici della Ferilli, che nonostante le sue scarse abilità di recitazione qui è davvero in linea retta con la parte), ma come si diceva il misto di sogno e di esagerazione tiene viva l'attenzione al di là dei bei corpi e dei vestiti succinti che ogni tanto vengono presentati.
Alla fine la tanto desiderata carriera e le disperazioni si frammistano, si interscambiano, tutto si scolora e si amalgama in una sorta di pasticcio informe in cui si sono buttati troppi ingredienti nella forma di sottotrame, vero difetto del film.
In definitiva una pellicola godibile ma blandamente denunciante nell'ottica di coinvolgiomento emozionale per come si mostra anche se il messaggio è chiaro e diretto, valida per chi vuole avere una prospettiva non solo cognitivo/riflettente dello spinoso problema del precariato ma vuole anche sorridere amaro. Certo, maggiore coraggio, maggiore lucidità e meno frenesia avrebbero dato una pellicola di ben altri risultati e non solo genuini buoni intenti.

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non solo quentin ma nel nome di quentin...quentin tarantino project
QUENTIN TARANTINO PROJECT

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gatsby

Reg.: 21 Nov 2002
Messaggi: 15032
Da: Roma (RM)
Inviato: 30-03-2008 09:32  
quote:
In data 2008-03-29 19:28, kubrickfan scrive:
buono, ma non mi ha convinto del tutto.

Cavalcando l'onda emotiva sociale delle difficoltà di chi ha un lavoro precario, condannando implicitamente il passato governo Berlusconi fautore e creatore del precariato



su tutto il tuo commento che non trovo nè in cielo nè in terra, questo passaggio è il peggiore. Non solo in Virzì non c'è nessun condanna per nessun governo in particolare (ma dove l'hai vista), ma al massimo c'è un giudizio negativo per TUTTI i governi, TUTTA la società, ma poi non è neanche vero che è stato Berlusconi (che comunque è un "figlio di") a creare il precariato (certo non ha fatto nulla per arginarlo, ma non è lui il creatore, sempre che ci sia un veroe e proprio creatore dietro un fenomeno sempre più esteso in tutta Europa. Se proprio volessimo forzare le cose, in Italia comunque sarebbe il governo D'Alema).
Per il resto non trovo nel tuo commento "una critica una" valida, oltre la sintesi della storia, ci sono una serie di aggettivi che non sostengono alcuna tesi reale.Il film è grottesco/fantastico dalla rpima scena, come si può lamentarne il realismo non esasperato? Non è neorealismo, utilizza degli espedienti narrativi come i passaggi onirici o l'analogia col grande fratello, per far passare un pensiero/un concetto e non per fare una denuncia da documentario. "Parole Sante" ad esempio è altrettanto bello, ma è un altro tipo di film, con un'altra ottica, ect ect.
Ci possono stare delle critiche al film (mi aspetto ad esempio chi criticherà l'omicidio della Ferilli), ma qui non mi pare che ne emerga una di ficcante.

_________________
Vendo divano letto, riletto e anche un po' sottolineato

[ Questo messaggio è stato modificato da: gatsby il 10-10-2008 alle 08:27 ]

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kubrickfan

Reg.: 19 Dic 2005
Messaggi: 917
Da: gessate (MI)
Inviato: 30-03-2008 10:03  
non riesco a capire tutta questa acredine gats, sai benissimo che noi bene o male non concordiamo mai(e questo credo faccia bene alla discussione in quanto più propspettive si hanno maggiori sono gli spunti di letture e discussione), io capisco che a te il film sia piaciuto parecchio, ma tacciare una recensione personale con tanto ostracismo mi sembra davvero troppo (io ho letto la tua e non concordo per varie cose, ma non ne nego l'importanza e la validità di visione del pensiero). Per me berlusconi è il creatore del precariato in quanto per propri interessi personali ha espanso il fenomeno dalla nicchia alla massa,e comunque virzì ha scelto la via più comoda per raccontare la storia di marta la telefonista, adattandosi a un piacere del pubblico inserendo richiami facili e conosciuti (e sporcare uno schermo di cinema con le immagini del grande fratello, pur per criticarlo, per me è un delitto), inserendo personaggi macchietta a tutti i costi con scene che passano dal felliniano (i balletti nei sogni di marta) alla comoda integrazione con la commedia(le scene per far sembrare la ramazzotti, sempre una bella visione comunque, più scema del possibile ad ogni costo) e l'esasperazione delle casalinghe raggirate che non sono veramente tanto stupide, mi ha dato di artefatto e sicuro, binari di racconto leggero che virzì non doveva percorrere per darmi un plus valore che cercavo. Io penso questo, per avere un film oltre che piacevole, come dici tu, ficcante.
Magari ad altri, come te, giustamente questo tipo di racconto, con le sfaccettature per me propaggini inutili tra ferilli e ghini, andava narrato così, ma per me la verità rimane una : parlare di cose pesanti, difficili e coinvolgenti, che la società sente e si affeziona se qualcuno le sporge, in questa maniera è un po' un colpo al cerchio e alla botte per proporsi senza osare. Alla fin fine se leggi il messaggio è in due parole, non in due ore.
Cento teste, cento film, la verità assoluta al cinema esiste solo sul lato tecnico mai in quello emotivo.
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gatsby

Reg.: 21 Nov 2002
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Da: Roma (RM)
Inviato: 30-03-2008 10:23  
no scuasmi Kubrick non è acredine verso di te, davvero, apprezzo molto il tuo approccio alle discussioni. E' che tutt'altra idea di cinema e di critica e così oltre al disappunto sull'oggetto trasudo anche un po 'di intolleranza.Mi spiace, non voglio offenderti.
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gatsby

Reg.: 21 Nov 2002
Messaggi: 15032
Da: Roma (RM)
Inviato: 30-03-2008 10:25  
scusami Kubrick però su Berlusconi creatore del precariato ancora non capisco (e non voglio difendere Berlusconi, per carità). Con quali leggi, normative, riforme del mercato del lavoro?Dove è questo riferimento di Virzì a Berlusconi?Il film potrebbe essere tranquillamente ambientato a 5 anni fa e non cambirebbe nulla di nulla.

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Nietzsche

Reg.: 03 Ago 2007
Messaggi: 2264
Da: smaramaust (BZ)
Inviato: 30-03-2008 14:27  
scusami gatsby, ma ti sei dimenticato di scrivere "spoiler" nella tua prima risposta a kubrick...

tu quoque gatsby, fili mi!


_________________

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gatsby

Reg.: 21 Nov 2002
Messaggi: 15032
Da: Roma (RM)
Inviato: 30-03-2008 17:37  
hai ragione, però alla fine se si vuole discutere di un film davvero è logico che si facciano, dopo le recensioni, dei commentyi più profondi, sui contenuti e sulla narrazione. Comunque sta sicura che non è un grande spoiler, ne l'ho messo in maniera di essere capito bene.
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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 31-03-2008 00:08  
quote:
In data 2008-03-30 09:32, gatsby scrive:
Non solo in Virzì non c'è nessun condanna per nessun governo in particolare (ma dove l'hai vista), ma al massimo c'è un giudizio negativo per TUTTI i governi, TUTTA la società,



Ma allora Virzì è proprio un qualunquista! Scherzo.., non ho visto il film.

quote:
[i]ma poi non è neanche vero che è stato Berlusconi (che comunque è un "figlio di") a creare il precariato (certo non ha fatto nulla per arginarlo, ma non è lui il creatore, sempre che ci sia un veroe e proprio creatore dietro un fenomeno sempre più esteso in tutta Europa. Se proprio volessimo forzare le cose, in Italia comunque sarebbe il governo D'Alema).


Qui però rispondo seriamente (senza la pretesa di dire delle "verità"), e scusate l'off-topic, ma la discussione è nata qui. Certo che è stato il berlusca, anche e soprattutto lui, politicamente e moralmente, dal momento che, dopo le promesse pre-elettorali (con tanto di contratto con gli italiani: carta da culo), non ha combinato nulla, o quasi, se non badare ai propri interessi e agli interessi dell'enturage del potere da lui incarnato, con leggi mirate ed atte a favorire tali apparati, sul piano economico, politico, sociale, giudiziario. Questioni morali finite in pasto ai porci, cose scandalose di cui gli "altri" governi (tra quei TUTTI che indichi, e non parlo del più remoto periodo fascio-catto-democristiano) non si sono macchiati. Il commenda auspicava lavoro per "totti".., immagino ricorderete che aveva imbrattato il mondo intero con gigantografie pubblicitarie urlanti ed invasive, oltre che molto dispendiose.., che promettevano di tutto ... sempre a "totti".., mentre durante l'intera legislatura non ha realmente combinato un cazzo, portando anzi alle estreme conseguenze della più odiosa speculazione e strumentalizzazione, le varie "teorie" sulla flessibilità (leggi sfruttamento) del lavoro, specialmente del lavoro giovanile.
Diciamo che quella che doveva rappresentare una fase transitoria per rilanciare un po' il mercato, e dare ossigeno ai poveri imprenditori, si è infine radicalizzata, incancrenita proprio durante quei 5 anni di governo in cui si sono in buona sostanza limitati a farsi i porci ed interessai affari loro.
Parlo di quell'establishment facoltoso ed arrogante di ricchi sfruttatori, a vantaggio dei quali furono dal governo berlusca varate leggi ad personam, leggi di "categoria", per non impoverirli troppo.., perchè, porelli, ma ci pensate che ingiustizia far loro pagare la giusta tassa per le imbarcazioni da turismo miliardarie.., o farli finire in galera per falso in bilancio o per "previtiane" forme di corruzione..; e cavolo se non esistono ancora i forti "scollamenti" di classe tali da giustificare un'esigenza di "lotta" di classe, non necessariamente "bulgara", e che se poi non si fa.., è un'altra storia lunga da raccontare, sperando che il Virzì abbia saputo raccontarla bene, senza eccessiva ansia di enfasi da fiction, dati i serissimi e scottanti temi messi in scena, stando ai vostri racconti, perchè il film non l'ho visto... E a proposito di fare, meno male che l'avveniristico e faraonico ponte sullo stretto di Messina (con una grande fetta di "sud" che muore selvaggiamente di inquinamento ambientale e di monnezza, mentre tutta la nazione è pressata da problemi ben più reali, gravi ed urgenti)non si è più fatto... Tanto meglio, soldi in meno per le mafie.


quote:
[i]Per il resto non trovo nel tuo commento "una critica una" valida, oltre la sintesi della storia, ci sono una serie di aggettivi che non sostengono alcuna tesi reale.Ci possono stare delle critiche al film (mi aspetto ad esempio chi criticherà l'omicidio della Ferilli), ma qui non mi pare che ne emerga una di ficcante.


Scusate se mi intrometto, da lettore che non ha visto il film e che dunque valuta dall'esterno, il commento di Kubrick potrà anche essere criticabile, ma lui ha detto la sua come tu la tua, sulla storia/trama, sui possibili significati testuali (di natura sociale, politica, esistenziale, psicologica, ecc) dove, assente in entrambi i casi l'analisi strutturale approfondta del film in quanto tale, ciascuno ha il suo modo di percepirlo, di raccontarlo, di criticare utilizzando gli aggettivi ritenuti più adatti a sottolineare il proprio scenario mentale.
L'oggettività - che non significa verità univoca ed assoluta, quantunque ci ponga di fronte ai "corpi" reali, individuabili, circostanziabili, misurabili, dell'oggetto artistico preso in esame, nei linguaggi che sono i comuni denominatori della riconoscibilità, fatti anche qui salvi i differenti punti di vista da cui ci mettiamo ad osservarli - vale per l'estetica, non per la "morale della favola" che è sempre comunque soggettiva, che varia spesso e radicalmente in base al grado di sensibilità individuale, a seconda del proprio modo di percepire e riferire la realtà "ideale", sociale, politica, esistenziale, etico-morale, ecc.

Potremmo - per tornare all'estetica più unificante del testo, e che ovviamente è significati e linguaggi, oltre che poesia - dissentire o meno sul fatto che, ad esempio, un piano sequenza sia stato fatto lì.., piuttosto che là.., che ci sia piaciuto o meno, ma un piano sequenza resta un piano sequenza.., nessuno potrà mai sostenere che si tratta di semplici carrelli, con stacchi. Sto parlando di linguaggio e di grammatica del cinema, non di tecnica...

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